"La quota spropositata dei pochissimi che hanno un’influenza intellettuale è ancora più inquietante
della distribuzione iniqua della ricchezza."
(Nassim N. Taleb)

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Una (di)partita a carte scoperte

Marzo 24th, 2008 · No Comments

Mario Barsanti di un mazzo ha fatto un viaggio, un gioco, un’arte. L’idea d’insieme è semplice e geniale, quella di scrivere un racconto, una poesia, una filastrocca… e ben altro, prendendo spunto dalle carte dei tarocchi.

Il viaggio è per eccellenza l’allegoria della vita. Dal Sommo Poeta ai cantastorie che frequentavano le fiere dei paesi, molti hanno celebrato le tappe dell’esistenza umana, come il viaggio usato e abusato che inevitabilmente ci porta alla morte – cosa certa – e che quindi spalanca l’orizzonte sull’incerto. Per fortuna l’autore subito ci avverte che non dobbiamo aspettarci sermoni religiosi, né uno spaccato di vita vissuta, né tantomeno uno scoop giornalistico che necessita di essere servito fresco di giornata. Passando attraverso tutti gli arcani dei tarocchi, l’artista ha tuttavia lasciato innominata la carta dell’arcano n° 13 La Morte. Non sappiamo se per pudore, rispetto, desiderio di preservare l’opera in un’atmosfera di leggerezza.

Questo è innanzi tutto un libro d’evasione. In queste pagine – per ammissione dell’autore – vengono narrate menzogne, quindi non resta che sorridere lasciandosi cullare sulle ali della fantasia.

Certo, pure immersi in momenti d’evasione, non è d’obbligo mandare in vacanza la propria intelligenza; se è lecito volteggiare sull’isola che non c’è, è ancora di più utile riflettere su quello a cui abbiamo rinunciato, per agguantare l’attimo a portata di mano. E viene naturale chiedersi chi è davvero matto, il paziente o il dottore, chi è il nemico che semina rovine, quali menti intelligenti fabbricano armi intelligenti (2. La Papessa) e se dovremmo neutralizzare prima le menti o le armi o una parte di noi stessi: magari congedendoci una pausa.

Ogni viaggio è una menzogna oppure è un ricordo nascosto dietro una bugia. L’imperatrice è colei che resta nel cuore anche dopo anni di lontananza (3. L’Imperatrice), colei per la quale si inventa una scusa, e una canzone resta incompiuta perché di dentro il ricordo ravviva una storia incompiuta che necessita un ultimo viaggio e incontro per pronunciare un addio più convinto. Diabolico l’artista che, nel maneggiare il mestiere di Satana, interpreta l’arte della seduzione del maligno con uguale perizia (15. Il Diavolo).

Il viaggio dentro la scacchiera propone degli endecasillabi e ottave ariostesche, una strofa per ogni mossa (16. La Torre).

Tutto si snoda velocemente, per mezzo di uno stile lineare e brillante. La prosa è scorrevole, talvolta lirica come nel ‘viaggio a Roma’; il dialogo serrato non concede respiro (se uno squillo del cellulare vi coglie nel momento di lettura, è altamente probabile che il vostro interlocutore dovrà aspettare la fine del dialogo); le poesie, i testi di canzoni (scritti in passato, riproposti perché evergreen) e tutto il resto sono arguti e di piacevole lettura. Il finale a sorpresa stimola il lettore a proseguire da una pagina all’altra, di scoperta in scoperta.

I riferimenti sono innumerevoli, e vanno da Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo), ai racconti brevi e fulminanti di Brown, a Joyce (ultimo capitolo dell’Ulisse), Kundera, Fabrizio De Andrè (La Canzone di Marinella), Edith Piaf (Albergo a Ore), Kafka (Il Processo), da Shakespeare al Teatro dell’Assurdo (Becket, Ionesco).

Con il ‘viaggio nel cervello’ (19. Il Sole) l’autore, dopo aver elargito abbondantemente materia attinta al proprio bagaglio culturale, sembra volere mettere alla prova il lettore. Come non pensare ai primi scherzi un po’ goliardici e un po’ infantili, quando, appena appreso l’abc, qualche scolaro scriveva con mano incerta sui muri del bagno: ‘fesso chi legge’. Qui il testo è proposto come un gioco per l’adulto che per aver perso la visione ampia propria dell’innocenza si ritrova ingabbiato; è soprattutto un valido test di riflessione, uno strumento di valutazione che ci viene offerto e insieme un invito a soppesare la realtà con occhi nuovi.

Nell’opera si colgono invenzioni di vocaboli, qualche toscanismo, guizzi di sperimentazione del linguaggio, lusso che tutto sommato l’autore può permettersi: è toscano.

E nell’occasione di una giornata irripetibile, nel viaggio attraverso la cucina (14. La Temperanza) da buon toscano si diletta a proporci un pranzetto speciale. Dall’aperitivo al dessert, ogni ricetta è servita: Spaghetti Piccantini Nel Profumo Di Olive, Petto Di Pollo Alla Lampada, Insalata Magica, Fragole All’Arancia; solo in fatto di vini diventa reticente, la scelta – sostiene – ‘è terribilmente soggettiva…’ preferisce non dire, gli ‘pare giusto conservare i segreti della sua cantina’.

Avendo gustato ogni passaggio del libro, ci sarà concesso nutrire un dubbio. Attendiamo quindi l’occasione di intraprendere un altro viaggio, e fuori di metafora, di verificare questa carta dei tarocchi con un invito a tavola. L’autore, se lo vorrà, potrà servirsi di una caraffa o versare il vino direttamente in un calice. Prosit.

I tarocchi dell’andata e del ritorno (racconti e altro), Apollo e Dioniso Editore, Milano. Autore: Mario Barsanti. Per info. sull’autore consultate il sito: http://www.mariobarsanti.com

Tags: 3.L’angolo nascosto della libreria e oltre

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