"La quota spropositata dei pochissimi che hanno un’influenza intellettuale è ancora più inquietante
della distribuzione iniqua della ricchezza."
(Nassim N. Taleb)

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Una visione alternativa del fenomeno jihadista

Agosto 30th, 2014 · No Comments

Parto dalle puntualizzazioni finali dell’articolo Rivoluzione islamica o involuzione occidentale di Franco Puglia per uscire dalla posizione di mero pessimismo e cercare di orientare lo sguardo verso una lettura alternativa.

“La rivoluzione Jihadista si sviluppa in un clima favorevole che le permette di interpretare un ruolo che neppure forse immagina: quello di bandiera della nuova rivoluzione proletaria contro il capitalismo di matrice americana. La crisi economica è una fabbrica di poveri, che sforna a ritmo crescente. In Italia sono milioni, non so in Europa. Quando non hai nulla da perdere o poco da perdere, ogni bandiera è buona. Non dico che gli italiani si possano islamizzare in massa, ma credo che possano condividere le istanze rivoluzionarie Jihadiste in chiave socialista nostrana avallando di fatto la progressione di quel progetto di distruzione ed aggravando quindi le condizioni stesse che ci hanno portato alla nostra crisi economica e sociale, bloccando qualsiasi tentativo di ricostruzione, economica e sociale. I sintomi di una involuzione grave e prolungata del nostro paese ci sono tutti: le forze sociali che vorrebbero opporsi a questo rapido declino mi paiono frammentate e con poco seguito.
Le prospettive per il futuro, purtroppo, appaiono tutt’altro che rosee. Mi dispiace concludere con questa visione pessimistica ma è davvero difficile trovare elementi che facciano sperare in un futuro migliore”.

L’articolo ben riflette la realtà così come ci viene descritta giornalmente dai media, paventa un deteriorarsi della situazione e chiude senza spiragli di luce. In un panorama d’imbonitori d’ogni risma, la sincerità è già apprezzabile. La crisi economica crea masse di poveri; i giovani si affacciano alla maggiore età non solo nell’incertezza del momento, ma avendo davanti a sé fosche prospettive per il futuro. In aggiunta alla disoccupazione giovanile s’innesca il fenomeno dell’immigrazione, cioè di diseredati da paesi in guerra, con radici e culture molto diverse. Inoltre, il quadro europeo mostra segni poco rassicuranti anche sul versante dell’integrazione. Si scopre che alcuni figli d’immigrati, nati ad esempio in terra di Francia e Gran Bretagna, si arruolano dietro bandiere rivoluzionarie che offrono loro un riscatto immediato. La circolarità dell’accoglienza, in un tessuto sociale già fortemente in crisi e in difetto di visione e comportamenti coerenti, alimenta quindi il riflusso verso fanatismi ed estremismi ammantati di sacro furore. Per di più, sanguinario.

Ci sono di mezzo considerazioni politiche, religiose, l’aspetto socio-economico e, tanto per chiudere la gamma altrimenti interminabile, la matrice culturale che tutto sottende e abbraccia. Ma non proprio tutto. Vorrei focalizzare il tema anche in chiave affaristica e moderna. Prendiamo in prestito dal mondo dei consumi il termine marketing. Vediamo cosa è avvenuto in campo politico, militare, ideologico. Ad esempio dopo il 1989. Non ho risposte bell’e pronte. Ho toccato e cerco di approfondire questi elementi, ma è un procedere per fasi di studio, per non vedere spento anche il lumicino della ragione.
DD Il drone di Dio è un patchwork che nasce da letture quali: Come funzionano i servizi segreti (Aldo Giannuli), La guerra spiegata a… (Fabio Mini), Killing machine (Mark Mazzetti), Danni collaterali (Zygmunt Bauman).

Nel 1989, con il crollo del muro di Berlino e il tramonto del fantasma del comunismo, il mondo intero ha tirato un sospiro di sollievo. In pratica si è illuso di essersi lasciato alle spalle il clima angosciante della guerra fredda, il pericolo derivante dalla proliferazione delle armi e dei conflitti su scala planetaria.
Mentre i pacifisti di allora sono andati in disarmo totale (o se ne sono perse le tracce lungo sentieri di individualismo, di ascetismo arancione e di altra colorazione) si apprende che l’industria degli armamenti non ha mai perso un colpo. Altrettanto ha fatto l’ideologia di matrice capitalistica-finanziaria-economica che ha inteso impiantare il proprio credo persino tra i beduini del deserto e i pinguini dell’antartico.
Una volta che anche la Cina ha innestato i medesimi principi nella propria struttura di governo del paese, non ci sono più remore! E via con trivellazioni, saccheggio di risorse, estirpazione di conquiste sociali maturate nei secoli – in nome del mercato – e dosi massicce di finanza selvaggia.

Ecco, assieme a tanti altri elementi, certi fatti andrebbero visti senza abbassare la guardia ma senza neppure trascurare il profilo di business/marketing tecnico industriale ed ideologico. Che una parte dell’occidente vorrebbe imporre, in primis, all’altra parte. E poi a tutto il pianeta.

Per dirla con termini di saggezza antica, chi semina vento raccoglie tempesta.

 

Tags: 9.Punto di riflessione

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