"La quota spropositata dei pochissimi che hanno un’influenza intellettuale è ancora più inquietante
della distribuzione iniqua della ricchezza."
(Nassim N. Taleb)

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All’origine dell’homo sapiens sapiens moderno

Giugno 11th, 2009 · No Comments

“E’ possibile che talune tra le trasmissioni decisamente brutte siano tali di proposito, per dare maggiore forza di penetrazione agli inserti pubblicitari?” Questo interrogativo se lo pose Vance Packard, autore de “I persuasori occulti”, due generazioni fa quando la tv era soltanto ai primi passi.
Gli anni cinquanta negli USA segnarono un enorme balzo in avanti nella ricerca di spregiudicate ‘tecniche di ammansimento’ dell’homo sapiens sapiens moderno. E’ risaputo che “gli spettatori ridono più volentieri e si divertono di più se sentono ridere altre persone … “ Vennero così programmate “le risate in scatola”; ebbero inizio quelle trasmissioni dove un pubblico inesistente sottolinea ogni battuta inesistente con fragorose risate. Ergo la creazione di congegni idonei a produrre diversi tipi di risate e applausi a ripetizione. Ma c’era e c’è ben poco da stare allegri.
L’avvento della televisione ha portato una ventata di modernità nel mondo, compreso in quei paesi rimasti ai margini delle rotte del progresso. Si apprende ora che mentre in occidente, per le donne dai 12 ai 25 anni, la principale causa di mortalità sono i disturbi dell’alimentazione, nelle isole Fiji tali malattie erano sconosciute.
Fino al proliferare, su edifici e tetti delle case sparse nell’arcipelago, di antenne tv e parabole satellitari.
Con esse si è diffuso un modello che ha travolto e travolge valori e tradizioni, colture, modalità di vivere e culture, persino l’arte più antica e collaudata dell’edificare. E che progresso! In nome di quel dio denaro – the money-god – inviso a Orwell e condannato dagli asceti, novelli barbari senza scrupoli hanno costruito in zone soggette a terremoti (vedi Aquila e dintorni), peggio di quanto non si sia fatto nei tempi bui del basso medio evo.
Ma la televisione è soltanto uno dei media a tenere soggiogato l’uomo moderno. Se la musica risulta gradevole all’orecchio umano, perché non sperimentarne l’impatto negli allevamenti intensivi di bestiame? E viceversa: dalla produzione avicola la stessa si diffonde in palestre, supermercati, in luoghi frequentati dal pubblico, un po’ ovunque. Deve piacere. Per un identico fine, si sono dispiegati tutti i mezzi.
L’ avvio del nuovo processo, dopo la seconda guerra mondiale.
Smaltita l’euforia della vittoria, gli industriali statunitensi si ritrovarono i magazzini pieni. Le ricerche di mercato indicavano che i consumatori, apparentemente, erano disponibili ad accogliere i nuovi prodotti, però le attese, testimoniate dai dati statistici in uso, si traducevano solo parzialmente in acquisti. (Era ancora incombente il ricordo della lunga depressione che, a partire dalla fine degli anni venti, era durata praticamente fino all’inizio della guerra.) I pubblicitari, alle prese con l’imprevedibilità del consumatore, si rivolsero agli studiosi del comportamento umano per ricavare effetti più attendibili. La grande offensiva portò schiere di sociologi, psicologi, psichiatri e specialisti strizzacervelli, a mettersi al servizio delle maggiori società e a scandagliare, analizzare, catalogare gruppi di persone di ogni fascia sociale, appartenenti a tutte le età. Di ogni individuo vennero esaminati gli aspetti razionali, ma soprattutto inclinazioni ansie e debolezze, non più per correggerne gli influssi deleteri per il raggiungimento di un sano equilibrio mentale, bensì per influenzarne gusti e scelte impulsive, per indurlo a comprare, per farne di lui un essere mai appagato, sempre teso a competere, a superare se stesso, a scalare più in alto nella sfera sociale, totalmente in balia delle mode.
Il consumo in sé diventa occasione di svago, meta di ritrovo, causa prima e (nello stesso tempo) terapia dello stress, invaghimento della bellezza, promessa di eterna gioventù, sogno dell’impossibile, valore essenziale e volano dell’economia, religione. E per favorire il consumo, in ogni occasione pubblica è celebrato il rito della fiducia nel miraggio di un benessere collettivo.
L’essere umano di un tempo, cresciuto e disciplinato da principi morali, comuni alla famiglia e all’ambiente di appartenenza, si trova a impersonare un soggetto nuovo, “etero-diretto … guidato in prevalenza nel suo comportamento, dal desiderio di adeguarsi a ciò che da lui si aspetta il gruppo sociale che egli frequenta abitualmente”, dominato dal bisogno di uniformarsi. Nel luogo di lavoro e nella comunità prevale sull’individuo lo spirito di squadra, un distillato da somministrare ad ogni livello. Chiunque si dissocia dal modello prevalente, si sente inadeguato, resta emarginato, non ha prospettive.
La politica presiede sull’intero sistema. Il candidato politico, confezionato come un prodotto, è venduto seguendo le stesse tecniche di persuasione. Anzi, è proprio al livello della politica che si intensificano le iniezioni di fiducia all’elettorato al costo di non raccontare le cose come stanno, essendo prioritaria la necessità di mantenere inalterata la spinta all’espansione. Il messaggio politico punta a conquistare il voto/consenso di ogni singolo elettore. E un accorto dosaggio porta a rivolgersi a ogni livello razionale ed emotivo in cui si manifesta il consenso stesso.
Molti predicatori religiosi che hanno fatto ricorso alle nuove tecniche della persuasione hanno visto moltiplicarsi seguaci ed entrate. Anche se bisogna riconoscere che la pratica religiosa si è sempre avvalsa della prerogativa di rivolgersi direttamente alle coscienze e a quella sfera intima in cui le scelte di vita sono determinate da motivazioni oscure fideistiche e irrazionali.
I pericoli paventati mezzo secolo fa, della diffusione di una forma mentis piegata alla cultura dominante (del mondo affaristico e del potere consolidato) sono realtà. E l’ondata mediatica è andata via via ingigantendosi alimentata dal diffondersi di mezzi di comunicazione più sofisticati e pervasivi. Internet, carte di credito, cellulari registrano ogni intercalare della nostra quotidianità, spiano i nostri momenti di incertezza, e in tempo reale sollecitano il nostro istinto.
Osservare la crisi (economica e non solo) in cui siamo immersi soltanto nell’ottica della eccessiva speculazione finanziaria è alquanto miope.
Ecco un libro scritto e pubblicato verso la fine degli anni ’50 che rimane di sorprendente attualità e che ha anticipato l’assurdità di uno sviluppo drogato contrario ai valori della civiltà.
Nello sfondo di uno schermo spento, va ripensato l’intero modello di vita.
AF
I persuasori occulti, autore: Vance Packard, casa editrice: il Saggiatore Spa, Milano

Tags: 3.L’angolo nascosto della libreria e oltre

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